di Marco Ferrari
Alcuni nomi sono come icone, identificativi di epoche storiche e zone geografiche in cui i loro portatori hanno avuto un grande peso. L’ambiente culturale che caratterizzò la Calabria e in generale il Meridione del XVI secolo può vantare molti nomi importanti, forse non tutti valorizzati nella giusta maniera, ma di certo passati alla storia della filosofia e della scienza. Il nome di Bernardino Telesio è uno di questi, legato all’Accademia Cosentina e alla storia rinascimentale calabrese, fino a diventarne figura di riferimento, conoscendo una fortuna internazionale forse maggiore che in patria.
Il progetto di riedizione del corpus delle opere telesiane per la Aragno Editore, frutto di una complessa ricerca filologica, inizia con la pubblicazione del volume fondamentale De Natura iuxta propria principia, curato dal prof. Alessandro Ottaviani dell’Università di Palermo, la cui presentazione si è tenuta il 28 novembre 2008 presso la Sala degli Stemmi nel Palazzo dell’Amministrazione provinciale di Cosenza, con la partecipazione ed il supporto della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria.
L’incontro è stato introdotto dal prof. Mario Alcaro, il quale ha annunciato essere, questa, la prima di una serie di iniziative su Telesio in vista del convegno internazionale organizzato per il 2009, in occasione del cinquecentenario della nascita del filosofo e scienziato. Precisazione opportuna, questa doppia qualifica di Telesio, per sottolinearne la figura tipicamente umanista e rinascimentale di studioso dagli ampi orizzonti, precedente il “divorzio” tra scienza e filosofia. Un divorzio, aggiungiamo noi, forse inevitabile, che ha avuto senza dubbio le sue luci nel permettere lo straordinario sviluppo tecnico del metodo sperimentale e di talune discipline specialistiche; ma che si è rivelato rovinoso per le tendenze al settarismo culturale e alla scissione delle vie della conoscenza fra questi due campi di ricerca, rischiando di rendere sorda la filosofia e cieca la scienza.
I vari interventi si sono succeduti rapidamente nel delineare i tratti salienti della filosofia di Telesio e del suo mondo. La prof.ssa Sandra Plastina ne ha descritto con intensità la passione dello studio, come si rivela nelle continue revisioni delle sue opere, varianti da cui traspare l’insoddisfazione nel giungere a risultati sempre superabili e migliorabili, affrontando la ricerca con lena e volontà. È in questi passaggi ad apparire, in Telesio, una vena metafisica che lo porta a respingere il razionalismo antico e a riformare il naturalismo aristotelico, precorrendo il realismo successivo. La conoscenza deriva dall’osservazione della natura e delle similitudini, da cui il filosofo ricava il concetto di sensus, del “sentire” come esperienza: la corporeità della conoscenza della natura (simile per certi aspetti alle idee di Giordano Bruno, ma da un versante lontano dalla mistica) si esprime nella sensazione mediata dalla materia, prospettando una sorta di neurologia metafisica; lo spirito patisce perché sente e quindi sperimenta le sensazioni della materia, di cui è parte (è cioè anch’esso materia, rarefatta e mobile). E la Ragione che non voglia ingannarsi e perdersi deve procedere dalla sensazione, non dalla finzione.
I professori Emilio Sergio e Carlo Fanelli hanno disegnato i percorsi formativi di Telesio e l’ambiente culturale in cui si mosse, intrecciando le esperienze di altri nomi importanti come Giano Parrasio, la cui immensa collezione di libri, donata poi ad un amico napoletano, fu una fonte inesauribile per il giovane studioso calabrese, in viaggio a Napoli nel periodo 1531-33. Una parte della collezione fu ottenuta con un furto ad opera proprio dell’orgoglioso filologo Parrasio, instancabile cacciatore di manoscritti, che nel 1511 si trovava in viaggio a Venezia e chiese in prestito molti libri a Vittorio Falconio, senza poi restituirli, bensì imbarcandoli segretamente per la Calabria, dove fondò una scuola di greco e latino. Nei decenni successivi essa costituirà, con quel carico prezioso al pari di spezie e tessuti, la biblioteca dell’Accademia Cosentina. Sebbene il furto in sé sia sempre deprecabile, è evidente il grandissimo amore per i libri che ha portato a questa scelta di Parrasio, il quale fu testimone della caduta di Costantinopoli e del conseguente svuotamento delle biblioteche d’Oriente a vantaggio dell’Europa, passando attraverso il Meridione e soprattutto la Calabria, in un periodo di grande ricchezza culturale (1500-1550).
Altre figure di spicco per Telesio furono lo zio e padre putativo Antonio, suo maestro, e i fratelli Martirano (Coriolano e Bernardino): Antonio si occupava della rivalutazione di Aristotele, i Martirano scrivevano drammi teatrali. In particolare Coriolano si interessò molto alla formazione di Telesio e probabilmente lo influenzò con la sua partecipazione ad un circolo intellettuale e spirituale di Napoli, assieme a Juan de Valdez negli anni Trenta. I Martirano oltretutto salvarono Telesio dalla prigionia dei Lanzichenecchi, trovandosi egli a Roma durante il famigerato sacco; Bernardino Martirano, avvisato dal fratello, già era in Roma per andare a caccia di codici da portare a Napoli, dove avrebbero aperto una succursale dell’Accademia Cosentina.
Di fronte a ciò, si comprende come Telesio poté attingere a numerosissime fonti e formarsi nel solco della tradizione, per poi distaccarsene coscientemente e criticarla.
Il prof. Ottaviani, curatore del libro, ha ricordato il gran lavoro dello scomparso Luigi De Franco sull’opera di Telesio: questi aveva scritto una introduzione al pensiero dello studioso calabrese, in cui ne indagava le complessità del linguaggio filosofico, senza dubbio di difficile comprensione. Infatti la riforma dell’aristotelismo, di per sé argomento complicato, passava per il gergo filosofico del tempo, molto aperto a varie influenze e dunque pieno di asperità; De Franco ha avuto la capacità di far risuonare il testo attraverso il testo stesso, con un lungo lavoro che ha segnato una tappa basilare degli studi telesiani, sulla cui scia si è mosso lo stesso Ottaviani.
L’edizione da lui curata del De Natura iuxta propria principia ripropone la versione stampata a Roma nel 1565. La ricerca filologica dell’opera parte dal recupero di edizioni differenti in altrettanti luoghi, tra cui una conservata a Roma recante le note di un bibliotecario, Allacci, il quale annotò in glosse gli spostamenti del testo che erano avvenuti nel tempo, tra le diverse edizioni (del ’65, del ’70 ecc.); fu il primo a compiere un lavoro del genere su questo filosofo. Su questo si può ricostruire anche la ricezione delle opere telesiane, che furono conosciute anche all’estero e di cui, come ha aggiunto il prof. Alcaro, si può trovare traccia anche nell’etica spinoziana e in alcuni elementi cartesiani.
Altri spunti di riflessione sono venuti dagli interventi degli astanti: dal rapporto difficile di Telesio con una Chiesa feroce, a causa delle sue idee sull’anima e la spiritualità cosmica (con la messa all’Indice delle sue opere), al suo ruolo nella lunga parabola di declino dell’alchimia a favore della scienza, da Copernico all’Illuminismo. Il filosofo calabrese suscita interesse anche in campo medico: l’odierna neurologia sta sviluppando una branca detta neurofilosofia, che riprende il positivismo italiano debitore nei confronti di Telesio, il quale fu, tra l’altro, studioso di medicina a Padova. In altri campi, Telesio continua ad essere prettamente filosofo: ad esempio la sua idea sul calore dei corpi si attesta ancora su un livello qualitativo, non quantitativo (la cui sperimentazione verrà con Galileo). Inoltre, quale Aristotele conosceva? Forse quello giunto mediante i commentatori latini, invece di una conoscenza diretta.
Infine, in relazione alla corporeità materiale della conoscenza, è stato domandato se Telesio possa essere considerato un materialista processuale, distaccato dal materialismo fattuale. In un certo senso è così, ma il consenso unanime è sull’inadeguatezza del termine materialismo riguardo Telesio: è preferibile, come ha sottolineato Alcaro, il termine naturalismo, che include elementi spirituali considerati essenziali nella visione della natura; per il materialismo classico lo spirito è invece un epifenomeno della materia, una sua manifestazione secondaria. Nel quadro rinascimentale la natura ha in sé sia il piano materiale che quello spirituale; va comunque precisato che esiste un dibattito su quei pensatori materialisti che non negano gli elementi spirituali, raggiungendo una posizione di pan-psichismo o pan-sensismo, per cui la sostanza ha una unità che nega il dualismo cartesiano tra res extensa e res cogitans.
Quali che siano le proprie convinzioni filosofiche e spirituali e i propri autori di riferimento, la riedizione dell’opera telesiana rappresenta, per tutti, l’occasione di riscoprire una luminosa figura della cultura del Meridione.